martedì 17 gennaio 2012

" Maria Callas una foodblogger di altri tempi "

E' domenica mattina ( ormai di una settimana fà ) e tra spostamenti vari di oggetti in fase di " spolveramento " mi ritrovo tra le mani una serie di libricini che trattano della vita della Callas. Sono là da quasi quattro anni, ma per una serie di motivi non ho avuto mai, nè il modo, nè il tempo di sfogliarli neanche un pochettino. Così decido di prendermi cinque minuti di pausa, dalle faccende domestiche e................. qui inizia l'avventura che mi ha tenuto occupata gran parte della settimana passata. Diciamo che a grandi linee la vita e le vicessitudini più importanti di questa diva già le conoscevo, ma non potevo neanche immaginare in quale mondo mi sarei imbattuta, documentandomi un pochino di più. 
Generalmente quando si parla di personaggi importanti, in questo caso, di miti, si ha quasi l'impressione che queste siano persone lontane dal mondo comune. Si vedono come sovranaturali e non comuni mortali. Bè! in questo caso mi sbagliavo. La Callas , la divina o meglio come disse Zeffirelli " la congiunzione di stelle che si sono incontrate per creare un astro così completo e perfetto non potrà ripetersi mai più " aveva anche un'altra passione oltre la musica e il suo amore più vero Onassis................ la cucina. Sono rimasta esterefatta nello scoprire che aveva una vera e propria vocazione per tutto quello che apparteneva al mondo culinario.
Nella sua casa di Verona possedeva una libreria con 40 libri di ricette, provenienti da tutte le parti del mondo. Anche a lei, come noi foddbloggers, piaceva portare a casa il gusto e i sapori dei posti che visitava. Ma questa sua raccolta, non era una raccolta di rappresentazione e basta, da quei libri traeva le sue ricette e nei suoi spazi privati amava dedicare intere giornate a esperimenti culinari vari, con grande soddisfazione del marito e dei suoi amici. Si dice che la suocera iniziò a curare questo aspetto insolito di Maria. La neo-sposina non era brava ai fornelli, o meglio, non sapeva di esserlo. Poche ricette scritte a mano le sono servite per capire il lato interessante della cucina.
 
la cucina della casa di Verona della Callas      











     










ristorante dodici apostoli di Verona
Quando poi si ritrovava a mangiare nei ristoranti più famosi dell'epoca " dava la caccia " ai grandi chef per avere da loro le ricette delle pietanze che più di altre avevano attirato la sua attenzione. Era solito vederla, alla fine delle sue rappresentazioni nell' Arena di Verona, sedere al tavolo dei " dodici apostoli "










La Callas dalla sarta Biki





Quì non era più la Gioconda ( lirica di Amilcare Ponchielli )  ma semplicemente Maria. Dico semplicemente Maria perchè ancora la ricordano come una semplice donna che entrava nella cucina del ristorante per osservare di persona, tra pentole e fornelli, i passaggi esatti di ciò che da lì a poco sarebbe stato servito in sala. Sotto dettatura di chi cucinava, la Callas, scriveva su fogli di carta intere ricette che poi nella sua bellissima cucina, della casa di Verona, avrebbe riproposto alla sua famiglia. A proposito la Callas diceva che la sua cucina era così bella che bisognava saper cucinare. Non dimentichiamoci che tutto questo costava a lei non pochi sacrifici , da sopra cento chili era passata a una taglia idonea alla Violetta della Traviata che doveva rappresentare. La stessa sarta dell'elite milanese degli anni cinquanta, non credette ai suoi occhi, quando dopo pochi mesi dal primo incontro, le si presentò davanti con non sò quante taglie perse.  E pensare che proprio lei, pochi mesi prima, aveva detto " se dovessi mettermi a vestire una donna come la Callas diventerei pazza ". Be ! fu proprio lei, la Biki a fare di lei l'immagine della diva, che noi tutti conosciamo. Lo stile Callas rimarrà per sempre indelebile. Voi tutti sapete, cosa significa amare il cibo, amare cucinare ma aver paura di mettere su peso. Pensate che grande forza di autodeterminazione ha avuto questa donna e quanto può insegnare ancora alle generazioni odierne. Eppure nonostante questa sua semplicità, fatta anche di cose umili scopro la sua maestosità. Il suo essere sovrumano esisteva, eccome se esisteva ed esiste tuttora. Per farvi capire ciò voglio parlarvi di una cosa accaduta l'estate scorsa. L'anno precedente ho passato la mie vacanze in Grecia. Una mattina come tante mio marito dice " oggi ti porto a vedere il tramonto a Capo Sounio " " Capo Sounio..Capo Sounio.....dov'è, cos'è ? " deve aver capito dalla mia voce un non sò che di non piena soddisfazione perchè ha subito aggiunto " ma come cos'è ! si tratta dei resti di un tempio antico dedicato a Poseidone ". Sicuramente la mia faccia continuava ad esprimere " una non piena soddisfazione " , con questo caldo, chissà che camminata dovrò fare ( pensavo tra me e me ).....Poi l'asso tirato fuori dalla manica " è il luogo dove hanno gettato le ceneri della Callas ". E li casca l'asino, i miei occhi devono essere diventati brillanti come stelle, tanta l'emozione che ho provato in quel momento. Mi sono ritrovata catapultata su un'altra dimensione, come se avessi avuto veramente la possibilità di vedere la Callas di persona, una sensazione strana. A mano a mano che ci avvicinavamo a Capo Sounio scrutavo quel mare dai riflessi dorati per scorgervi qualcosa. Poi l'arrivo, il tramonto, il cercare in tutti i modi di trovare piccoli spazi lontani dalla calca per assaporare a pieno quei momenti. Vi assicuro che lei era lì. Presente con il suo canto, che usciva sottoforma di rumore del mare, delle onde che urtavano contro gli scogli. E' stata una splendida sensazione, che però ho potuto capire a pieno solo ora. Nella mia ricerca di questa settimana ho tra le tante cose scoperto che durante la crociera galeotta della Callas e Onassis, durante una sosta davanti a Capo Sounio, appunto, per una cena offerta al primo ministro greco, Kostantinos Karamanlis, Sir William Churchill volle recitare i famosi versi del Don Juan di Lord Byron " portatemi sul dirupo marmoreo di Capo Sounio e là come cigno lasciatemi cantare e morire.......". Dicono le cronache del tempo che la Callas si commosse tanto a queste parole e forse chissà prese  la decisione di farsi cremare proprio da questo episodio. Le sue ceneri infatti furono gettate proprio in quel mare, un modo diceva lei per poter riabbracciare il suo Ari.  
Così ora nella mia cucina, con sottofondo musicale della sua voce, mi vengono i brividi a ripetere i suoi stessi gesti con gli stessi ( quasi ) ingredienti.
Le sorprese però non sono finite perchè " spulcia di quà e spulcia di là " scopro anche dell'esistenza di un libro che tratta proprio di questo lato insolito della Callas, dal titolo " la divina in cucina " curato da Bruno Tosi. Qui si può ritrovare ricette preparate per lei, dai grandi chef, ma anche semplici preparazioni ritagliate dai giornali dell'epoca. Non mancano quelle del cuoco del Christina ( yacht di Onassis ) o realizzate dal suo maggiordomo fidato.
Ovviamente per me le più importanti sono quelle scritte da lei stessa. Il libro ancora non sono riuscita a trovarlo, ma lo stesso ho recuperato una ricetta che proviene da questo testo. e' una pietanza regionale, sicuramente una delle prime elaborazioni culinarie che fece della "  grande diva" la " diva in cucina ". Si tratta infatti di una ricetta della cognata di Maria Callas, Pia Meneghini.
" I bigoli con ragù d'anatra alla veneta " 



Ingredienti: 350 gr di bigoli ( i bigoli sono spaghetti grossi con il buco in mezzo)
250 gr di polpa d’anatra
160 gr di cipolle
150 gr di carote
150 gr di coste di sedano
1 bicchiere di vino rosso
I cucchiaio di passata di pomodoro
1 rametto di rosmarino
1/2 limone
1 foglia di alloro, salvia, timo
sale e prezzemolo
olio extravergine d’oliva
dado ( io ho usato un concentrato di carne della Liebig, la stessa marca usata dalla Callas. La divina amava fare collezione delle figurine che davano all'epoca con i dadi ).



 

Preparazione :




In una pentola unta d’olio versate le ali dell’anatra e la carcassa ( e qui grazie il chirurgo di casa, abbiamo spolpato bene bene l'anatra ) salate, aggiungete gli aromi tritati e preparate un brodo.
In una ciotola a parte tritate 50 gr di cipolla, 50 gr di sedano e 50 gr di carota e aggiungetele al brodo. Unite anche 1/2 bicchiere di vino e il limone. Portate il tutto a bollore e fate cuocere per 2 ore schiumando in continuazione .
Intanto a parte fate rosolare le rimanenti verdure tritate grossolanamente con la polpa d’anatra tagliata a pezzetti piccolissimi, bagnate con il vino rimasto e dopo 5-6 minuti aggiungete il passato di pomodoro, il dado e il sale. Continuate la cottura a fuoco lento con il coperchio, bagnando ogni tanto con un mestolo di brodo caldo. A fine cottura inserite il rametto di rosmarino, lasciatelo per 15 minuti in infusione e poi toglietelo. Filtrate il brodo, aggiustate di sale, e cuocetevi dentro i bigoli. Scolateli al dente e spadellateli con il ragù d’anatra. Aggiungete solo alla fine il prezzemolo tritato.









Maria Callas una volta ha confidato una cosa " cucinare bene è come creare, chi ama la cucina ama anche inventare "