Tutto è cominciato una mattina di alcuni giorni fa. Stavamo facendo un giretto al centro di Macerata quando, vicino all'entrata dello Sferisterio, scoviamo un piccolo negozietto dall'aria un pò retro.
Una piccola scaletta dava accesso all'entrata di quello che a prima vista dava l'idea di un bazar in miniatura. Non avete idea di quanta roba si trovava stipata in pochissimo spazio. Coltelli di tutte le fogge e per tutti gli usi, piccoli attrezzi per la cucina e via dicendo. Un vero incanto per gli occhi, soprattutto per chi come noi, è sempre alla ricerca di novità, specialmente in campo culinario. Ma torniamo alla scaletta d'entrata. Sopra un gradino stava, in bella mostra, un " marchingegno " in ferro battuto e bronzo, che subito ha richiamato la nostra attenzione. " E cos'è quel coso ? ".
I suoi accessori però, non lasciavano dubbi sulla sua identità. Si trattava sicuramente di un girarrosto. All'inizio credevamo che fosse solo, diciamo " di bellezza ", tanto era curato esteticamente nei minimi dettagli. Ovvero, una riproduzione anticata. E invece ci sbagliavamo alla grande. Si avvicina subito il padrone dell'esercizio, che visto il nostro interesse, da buon commerciante, inizia a fare ovviamente il suo mestiere. " Bello eh?, una vera chicca ". " Ma è solo per decorazione ? ", dico io. " Ma che! signora questo è un girarrosto funzionante a tutti gli effetti". Apre uno sportellino laterale, dove all'interno c'era un meccanismo di rotelle, simile ad un vecchio orologio. Dà la carica, proprio come se fosse una sveglia antica e.......miracolo dei miracoli, il girarrosto comincia a girare da solo. " Uaoh! che bello ! ", dico io. " Pensate ", dice il negoziante " che lo ostruiscono così, uguale uguale dai primi del novecento ". Amici miei, sembrava un vecchio sopramobile, da quanto era bello. " Insieme al girarrosto è in dotazione anche due spiedi, di diversa misura, e una griglia " aggiunge il negoziante. Già sogno quegli spiedi carichi di ogni ben di Dio. Carne di tutti i tipi, pesce, ortaggi etc. etc.....Un marchio impresso sul girarrosto dice " FUF " e un cartellino anticato è attaccato ad esso con uno spago. Prendo il cartellino, lo apro e vedo una vecchia fotografia di un signore di altri tempi, " il signor FUF ". Prendo in mano questa piccola tesserina e come se fosse una reliquia, la ripongo delicatamente nella mia borsa, ormai decisa di portare a casa questo gioiellino. Felici " come una Pasqua " ci dirigiamo all'interno del negozio e nel frattempo che attendiamo l'imballaggio del girarrosto, facciamo anche altri piccoli acquisti. Una mini mezzaluna, a due lame, con tanto di tagliere di radica di ulivo, un coltello, che all'apparenza sembra di plastica e invece è tagliente più di una sciabola dei Samurai ( dalla particolarità di non ossidare il prodotto che si taglia ) etc etc......Comunque ritorniamo a noi. Con il nostro pacchettino ci dirigiamo alla macchina e già la mente di tutti e due viaggia su " un unico binario ". " Che facciamo domenica? ". In coro e quasi in sincronia rispondiamo " un bello spiedo ". Ma! aggiunge " la voce del padrone ", alias mio marito, " un bel Κοντοσοùβλι ". " Un Κοντο che ? ", rispondo io. " Un piccolo ( Κοντο ) spiedo di carne " precisa lui. Bellissimo.....oggi è mercoledì, abbiamo tutto il tempo per studiare ed affinare la nostra prima ricetta per girarrosto. Tornando a casa, oltre ad ammirare ed osservare in modo più accurato, la nostra bella mercanzia, ci dividiamo ( da buoni soci ) i compiti. L'aiuto chef alla ricerca della fatidica ricetta ed io, come sempre, alla ricerca delle origini della storia, ovvero alla ricerca del misterioso " signor FUF ". Prendo dalla borsa il cartellino, che avevo precedentemente tolto dal girarrosto e inizio a leggere.
" Girarrosto originale " sotto il marchio " FUF " e poi ancora sotto la scritta " Ecco la prova qualità nel tempo " e sotto ancora " il signor FUF esponeva sino dal 1928 alla Fiera di Milano". Dal 1928, be! ne è passato del tempo e sicuramente il signor FUF non esisterà più, però ha lasciato sicuramente una bella eredità di pensiero, visto che ancora il suo girarrosto "gira ancora ". Dopo questo rapido pensiero mi appresto ad aprire con gran curiosità, " la reliquia " e vedo che da una parte è scritto " girarrosto FUF, diffidate di volgari imitazioni " e dall'altra, ancora più interessante, una riproduzione, in miniatura della tessera per espositore, dell'epoca, che dice appunto " Fiera esposizione Milano 12 aprile 1928 19 giugno "
Che meraviglia, con questo " lasciapassare " il signor FUF aveva accesso alla Fiera, nel lontano 1928. Chiudo il libricino e all'utima pagina ecco che compare lui, il signor FUF in persona, riprodotto in una fotografia dell'epoca.
Appare un signore distinto, un pò stempiato, con i baffi, "tutto in tiro " con la sua camicia dal collo inamidato e la cravatta dal nodo impeccabile. Fà una certa impressione vederselo davanti. Il passato che ritorna presente La polvere, dentro un cassetto chiuso da tempo e improvvisamente portata via da una semplice " spolveratina ". Purtroppo, non sono riuscita a saperne più di tanto su questo personaggio. Inghiottito ormai, dal secolo che ci separa. Comunque, qualcosa è riemerso dalle " braci " del suo girarrosto, vivo e vegeto ancora ai nostri giorni. Infatti l'Azienda FUF ha un suo sito internet, con tanto di prodotti ancora vendibili ma.....del signor FUF neanche una parola. Continuo la ricerca allora, motivata ancora di più dal fatto che a parlare di lui sia solo una piccola fotografia sul retro di un cartellino pubblicitario. Scopro quindi che il sig,FUF viene ispirato, per il suo girarrosto, da una azienda meccanica francese del 1800. Con i debiti miglioramenti improntati ecco il suo girarrosto. Il tutto racchiuso in una scatola di metallo nero, con piedini intagliati e decorata con il marchio FUF in oro. FUF che significa appunto Frilli Ugo Firenze ( la sua città natale ). Attraverso uno sportellino è visibile, come abbiamo detto in precedenza, il marchingegno della carica che dura 15 minuti circa. Quando sta per terminare il tempo, un campanello in ottone emette un suono. Il suono viene prodotto da due o tre sfere fissate su bracci mobili poste sotto la base, che al diminuire della velocità , per gravità, vanno a toccare il campanello che a sua volta suona per avvisare la fine della carica. Ma ritorniamo ai 70 giorni della Fiera Esposizione di Milano di quel lontano 1928. In quell'anno la Campionaria celebra il decennale della vittoria della grande guerra. Per l'occasione viene coniato il nome di " Fiera esposizione ". Tante sono le novità. Tutte le baracche di legno, vengono rimpiazzate da magnifiche opere in muratura.
I viali interni vengono asfaltati. Circa 600 apparecchi telefonici vengono installati.
Anche un inno alla Fiera viene scritto per il solenne evento. Inoltre, un gettone, da due lire viene coniato. Un gettone da convertire in denaro e spendibile all'interno della Fiera.
Lo spirito di questa " esposizione universale " era quello di pubblicizzare le nuove tecnologie e le merci a tutto il mondo. Non è un caso che queste manifestazioni approdano nella nostra società subito dopo la rivoluzione industriale. C'era il desiderio allora, di farsi conoscere e nello stesso tempo conoscere gli altri, in tutti i settori, La stampa, la fotografia, l'illustrazione etc... servirono da veicolo per il trasporto di queste nuove idee. Per far si che tutto questo funzionasse era indispensabile attirare il maggior numero di persone, addetti e non. Si curò sempre di più, quindi la qualità di questi contenitori di mercato. L'allestimento delle sale espositive diventò sempre più curato e tante furono le manifestazioni di spettacolo nei giorni della fiera. Unico scopo " venite gente, venite alla fiera ".
La fiera, in quell'anno aumentò significatamente l'area di esposizione. Si passò dai 28.000 mq. del 1923, agli 87.000 mq. del 1928, anno importantissimo e di forte crescita tanto per la fiera, quanto per alcuni settori produttivi italiani.
Ora, immaginiamo, in questo contesto, il signor FUF, che con la sua tessera, data ad ogni espositore, entra alla fiera per presentare la sua novità " il girarrosto originale ". Chissà se avrà scambiato il suo gettone da due lire in denaro? e cosa avrà comprato con esso. Purtroppo il rito dell'innagurazione però, viene alterato da un tragico evento. Pochi minuti prima dell'avvio alla fiera, un ordigno esplode in Piazza Giulio Cesare, dicono sia stato un attentato al re.
Chissà quanta paura avrà avuto il nostro espositore venuto da Firenze?
Tante le persone morte e ferite ma......nonostante tutto la grande macchina congegnata per la fiera si mette in moto lo stesso e quasi niente di ciò che era stato prefissato viene annullato. Ugo Frilli potrà ugualmente presentare al folto pubblico, che nonostante l'accaduto affolla gli stand, il suo bellissimo girarrosto. Una cosa però non potrà mai sapere. Che in quel preciso istante lo faceva si conoscere ai visitatori della fiera, ma nello stesso tempo lo stava esponendo anche per le generazioni future. Versioni successive, anche elettriche furono approntate al nostro girarrosto FUF. Ma..... quello più richiesto, rimane a tuttora l'originale , ovvero la novità della fiera del 1928.
Ora però, diamo lustro al signor Ugo ( ormai diventato di casa ) e facciamogli vedere che cosa siamo stati in grado di fare con il suo girarrosto. Allora, mentre io mi dilettavo alla ricerca del caso, l'aiuto chef aveva già predisposto la ricetta in tutti i minimi particolari. Lui, molto più pratico di me, in quasi due minuti aveva già scelto e optato per il " Κοντοσοùβλι Μετσòβο ". Μετσòβο, è un comune della Grecia, situato nella periferia dell'Epiro. Diversi anni fa ci siamo passati, sotto il periodo pasquale. E più che primavera sembrava pieno inverno, visto la neve che ci ha sorpreso. E' un paesino molto caratteristico.
I suoi pascoli naturali con tanto di caprette al seguito. I negozietti tipici, pieni di prelibatezze locali e prezioso artigianato.
Il grande platano, che a detta di un vecchietto del luogo aveva vissuto in quell'anno due inverni.
E la cucina, la loro magica cucina e il loro vino così invitante.
Tutto così inebriante!
Purtroppo è stato un " mordi e fuggi " vista la bassissima temperatura e il nostro vestiario decisamente " pasquale ".
Allora, per far ritornare alla mente i sapori e i profumi di questa terra, prepariamo la ricetta "Κοντοσοùβλι Μετσòβο ".
Ingredienti: Un coscio d'agnello, olio, succo di un limone, sale, pepe, origano, 2-3 pomodori, 2-3 peperoni ( io ho utilizzato quelli gialli ), 1 grossa cipolla ( io ho utilizzato 3-4 cipollotti ) e un Κοντο σοùβλα ovvero un piccolo spiedo.
Preparazione: Marinare la carne (la sera prima). con olio, pepe, origano e sale.
E mi raccomando non dimenticarti di mandare una cartolina!
Una piccola scaletta dava accesso all'entrata di quello che a prima vista dava l'idea di un bazar in miniatura. Non avete idea di quanta roba si trovava stipata in pochissimo spazio. Coltelli di tutte le fogge e per tutti gli usi, piccoli attrezzi per la cucina e via dicendo. Un vero incanto per gli occhi, soprattutto per chi come noi, è sempre alla ricerca di novità, specialmente in campo culinario. Ma torniamo alla scaletta d'entrata. Sopra un gradino stava, in bella mostra, un " marchingegno " in ferro battuto e bronzo, che subito ha richiamato la nostra attenzione. " E cos'è quel coso ? ".
I suoi accessori però, non lasciavano dubbi sulla sua identità. Si trattava sicuramente di un girarrosto. All'inizio credevamo che fosse solo, diciamo " di bellezza ", tanto era curato esteticamente nei minimi dettagli. Ovvero, una riproduzione anticata. E invece ci sbagliavamo alla grande. Si avvicina subito il padrone dell'esercizio, che visto il nostro interesse, da buon commerciante, inizia a fare ovviamente il suo mestiere. " Bello eh?, una vera chicca ". " Ma è solo per decorazione ? ", dico io. " Ma che! signora questo è un girarrosto funzionante a tutti gli effetti". Apre uno sportellino laterale, dove all'interno c'era un meccanismo di rotelle, simile ad un vecchio orologio. Dà la carica, proprio come se fosse una sveglia antica e.......miracolo dei miracoli, il girarrosto comincia a girare da solo. " Uaoh! che bello ! ", dico io. " Pensate ", dice il negoziante " che lo ostruiscono così, uguale uguale dai primi del novecento ". Amici miei, sembrava un vecchio sopramobile, da quanto era bello. " Insieme al girarrosto è in dotazione anche due spiedi, di diversa misura, e una griglia " aggiunge il negoziante. Già sogno quegli spiedi carichi di ogni ben di Dio. Carne di tutti i tipi, pesce, ortaggi etc. etc.....Un marchio impresso sul girarrosto dice " FUF " e un cartellino anticato è attaccato ad esso con uno spago. Prendo il cartellino, lo apro e vedo una vecchia fotografia di un signore di altri tempi, " il signor FUF ". Prendo in mano questa piccola tesserina e come se fosse una reliquia, la ripongo delicatamente nella mia borsa, ormai decisa di portare a casa questo gioiellino. Felici " come una Pasqua " ci dirigiamo all'interno del negozio e nel frattempo che attendiamo l'imballaggio del girarrosto, facciamo anche altri piccoli acquisti. Una mini mezzaluna, a due lame, con tanto di tagliere di radica di ulivo, un coltello, che all'apparenza sembra di plastica e invece è tagliente più di una sciabola dei Samurai ( dalla particolarità di non ossidare il prodotto che si taglia ) etc etc......Comunque ritorniamo a noi. Con il nostro pacchettino ci dirigiamo alla macchina e già la mente di tutti e due viaggia su " un unico binario ". " Che facciamo domenica? ". In coro e quasi in sincronia rispondiamo " un bello spiedo ". Ma! aggiunge " la voce del padrone ", alias mio marito, " un bel Κοντοσοùβλι ". " Un Κοντο che ? ", rispondo io. " Un piccolo ( Κοντο ) spiedo di carne " precisa lui. Bellissimo.....oggi è mercoledì, abbiamo tutto il tempo per studiare ed affinare la nostra prima ricetta per girarrosto. Tornando a casa, oltre ad ammirare ed osservare in modo più accurato, la nostra bella mercanzia, ci dividiamo ( da buoni soci ) i compiti. L'aiuto chef alla ricerca della fatidica ricetta ed io, come sempre, alla ricerca delle origini della storia, ovvero alla ricerca del misterioso " signor FUF ". Prendo dalla borsa il cartellino, che avevo precedentemente tolto dal girarrosto e inizio a leggere.
" Girarrosto originale " sotto il marchio " FUF " e poi ancora sotto la scritta " Ecco la prova qualità nel tempo " e sotto ancora " il signor FUF esponeva sino dal 1928 alla Fiera di Milano". Dal 1928, be! ne è passato del tempo e sicuramente il signor FUF non esisterà più, però ha lasciato sicuramente una bella eredità di pensiero, visto che ancora il suo girarrosto "gira ancora ". Dopo questo rapido pensiero mi appresto ad aprire con gran curiosità, " la reliquia " e vedo che da una parte è scritto " girarrosto FUF, diffidate di volgari imitazioni " e dall'altra, ancora più interessante, una riproduzione, in miniatura della tessera per espositore, dell'epoca, che dice appunto " Fiera esposizione Milano 12 aprile 1928 19 giugno "
Che meraviglia, con questo " lasciapassare " il signor FUF aveva accesso alla Fiera, nel lontano 1928. Chiudo il libricino e all'utima pagina ecco che compare lui, il signor FUF in persona, riprodotto in una fotografia dell'epoca.
Appare un signore distinto, un pò stempiato, con i baffi, "tutto in tiro " con la sua camicia dal collo inamidato e la cravatta dal nodo impeccabile. Fà una certa impressione vederselo davanti. Il passato che ritorna presente La polvere, dentro un cassetto chiuso da tempo e improvvisamente portata via da una semplice " spolveratina ". Purtroppo, non sono riuscita a saperne più di tanto su questo personaggio. Inghiottito ormai, dal secolo che ci separa. Comunque, qualcosa è riemerso dalle " braci " del suo girarrosto, vivo e vegeto ancora ai nostri giorni. Infatti l'Azienda FUF ha un suo sito internet, con tanto di prodotti ancora vendibili ma.....del signor FUF neanche una parola. Continuo la ricerca allora, motivata ancora di più dal fatto che a parlare di lui sia solo una piccola fotografia sul retro di un cartellino pubblicitario. Scopro quindi che il sig,FUF viene ispirato, per il suo girarrosto, da una azienda meccanica francese del 1800. Con i debiti miglioramenti improntati ecco il suo girarrosto. Il tutto racchiuso in una scatola di metallo nero, con piedini intagliati e decorata con il marchio FUF in oro. FUF che significa appunto Frilli Ugo Firenze ( la sua città natale ). Attraverso uno sportellino è visibile, come abbiamo detto in precedenza, il marchingegno della carica che dura 15 minuti circa. Quando sta per terminare il tempo, un campanello in ottone emette un suono. Il suono viene prodotto da due o tre sfere fissate su bracci mobili poste sotto la base, che al diminuire della velocità , per gravità, vanno a toccare il campanello che a sua volta suona per avvisare la fine della carica. Ma ritorniamo ai 70 giorni della Fiera Esposizione di Milano di quel lontano 1928. In quell'anno la Campionaria celebra il decennale della vittoria della grande guerra. Per l'occasione viene coniato il nome di " Fiera esposizione ". Tante sono le novità. Tutte le baracche di legno, vengono rimpiazzate da magnifiche opere in muratura.
I viali interni vengono asfaltati. Circa 600 apparecchi telefonici vengono installati.
Anche un inno alla Fiera viene scritto per il solenne evento. Inoltre, un gettone, da due lire viene coniato. Un gettone da convertire in denaro e spendibile all'interno della Fiera.
Lo spirito di questa " esposizione universale " era quello di pubblicizzare le nuove tecnologie e le merci a tutto il mondo. Non è un caso che queste manifestazioni approdano nella nostra società subito dopo la rivoluzione industriale. C'era il desiderio allora, di farsi conoscere e nello stesso tempo conoscere gli altri, in tutti i settori, La stampa, la fotografia, l'illustrazione etc... servirono da veicolo per il trasporto di queste nuove idee. Per far si che tutto questo funzionasse era indispensabile attirare il maggior numero di persone, addetti e non. Si curò sempre di più, quindi la qualità di questi contenitori di mercato. L'allestimento delle sale espositive diventò sempre più curato e tante furono le manifestazioni di spettacolo nei giorni della fiera. Unico scopo " venite gente, venite alla fiera ".
La fiera, in quell'anno aumentò significatamente l'area di esposizione. Si passò dai 28.000 mq. del 1923, agli 87.000 mq. del 1928, anno importantissimo e di forte crescita tanto per la fiera, quanto per alcuni settori produttivi italiani.
Ora, immaginiamo, in questo contesto, il signor FUF, che con la sua tessera, data ad ogni espositore, entra alla fiera per presentare la sua novità " il girarrosto originale ". Chissà se avrà scambiato il suo gettone da due lire in denaro? e cosa avrà comprato con esso. Purtroppo il rito dell'innagurazione però, viene alterato da un tragico evento. Pochi minuti prima dell'avvio alla fiera, un ordigno esplode in Piazza Giulio Cesare, dicono sia stato un attentato al re.
Chissà quanta paura avrà avuto il nostro espositore venuto da Firenze?
Tante le persone morte e ferite ma......nonostante tutto la grande macchina congegnata per la fiera si mette in moto lo stesso e quasi niente di ciò che era stato prefissato viene annullato. Ugo Frilli potrà ugualmente presentare al folto pubblico, che nonostante l'accaduto affolla gli stand, il suo bellissimo girarrosto. Una cosa però non potrà mai sapere. Che in quel preciso istante lo faceva si conoscere ai visitatori della fiera, ma nello stesso tempo lo stava esponendo anche per le generazioni future. Versioni successive, anche elettriche furono approntate al nostro girarrosto FUF. Ma..... quello più richiesto, rimane a tuttora l'originale , ovvero la novità della fiera del 1928.
Ora però, diamo lustro al signor Ugo ( ormai diventato di casa ) e facciamogli vedere che cosa siamo stati in grado di fare con il suo girarrosto. Allora, mentre io mi dilettavo alla ricerca del caso, l'aiuto chef aveva già predisposto la ricetta in tutti i minimi particolari. Lui, molto più pratico di me, in quasi due minuti aveva già scelto e optato per il " Κοντοσοùβλι Μετσòβο ". Μετσòβο, è un comune della Grecia, situato nella periferia dell'Epiro. Diversi anni fa ci siamo passati, sotto il periodo pasquale. E più che primavera sembrava pieno inverno, visto la neve che ci ha sorpreso. E' un paesino molto caratteristico.
I suoi pascoli naturali con tanto di caprette al seguito. I negozietti tipici, pieni di prelibatezze locali e prezioso artigianato.
Il grande platano, che a detta di un vecchietto del luogo aveva vissuto in quell'anno due inverni.
E la cucina, la loro magica cucina e il loro vino così invitante.
Tutto così inebriante!
Purtroppo è stato un " mordi e fuggi " vista la bassissima temperatura e il nostro vestiario decisamente " pasquale ".
Allora, per far ritornare alla mente i sapori e i profumi di questa terra, prepariamo la ricetta "Κοντοσοùβλι Μετσòβο ".
Ingredienti: Un coscio d'agnello, olio, succo di un limone, sale, pepe, origano, 2-3 pomodori, 2-3 peperoni ( io ho utilizzato quelli gialli ), 1 grossa cipolla ( io ho utilizzato 3-4 cipollotti ) e un Κοντο σοùβλα ovvero un piccolo spiedo.
Preparazione: Marinare la carne (la sera prima). con olio, pepe, origano e sale.
Oleare lo spiedo ed iniziare ad " infilzare" alternando, pezzi di carne ( precedentemente tagliata a grossi pezzi ), con cipolla, pomodoro e peperone, fino al termine del σοùβλα.
Posizionare lo spiedo sul girarrosto, con sotto la brace.
Mettere sotto una leccarda per raccogliere tutti i sughi della carne. Azionare la carica del FUF e godere della vista dello spiedo che gira lentamente, rosolando la carne sulla brace.
Se volte potete una salsiccia sulla griglia come se fosse una "λυκανικο" .
Dopo circa 2 ore e trenta minuti il nostro spiedo è bello e pronto, con tanto di profumino di Μετσòβο al seguito.
Hai visto signor FUF cosa abbiamo preparato con il tuo magnifico girarrosto? Per me hai un futuro anche in Grecia. E allora entra nella sala espositiva ellenica e presenta il tuo σοùβλi fiorentino e....tanti auguri.
E mi raccomando non dimenticarti di mandare una cartolina!