

Ma non voglio prolungarmi più di tanto con questi discorsi e rischiare di annoiarvi. Solo un 'ultima cosa............non sapete quante volte ero li li per scrivere, tutto pronto, ricette, foto e poi.......niente!!! Continuavo a dire domani, domani, ma il domani continuava a essere sempre domani. Poi mi è accaduta una cosa per la quale non potevo più dire "domani". Una storia come tante, ma piena di significato, sacrifici e sopratutto amore. Non potevo far finta di niente. Nel mio piccolo dovevo cercare di comunicarvi questa testimonianza, perchè non si perdesse nel tempo e questo post lo scrivo proprio per questo. Un giorno come tanti al lavoro ( sapete che mi occupo insieme a mio marito di Chirurgia Vascolare ) entrano nel nostro ambulatorio due signori di una certa età, marito e moglie. I pazienti all'inizio, da esperienza "sul campo" si possono presentare in due modi. Con il modo un pò aggressivo per vincere le proprie paure o, come in questo caso, in maniera remissiva, quasi in punta di piedi per non disturbare. Ormai "l'occhio clinico" ci viene sempre in aiuto e il trucco di mio marito in questi casi, quando si tratta del sesso femminile arriva sempre con un " le fai le tagliatelle ?" " qual'è il tuo piatto migliore ?". A queste parole devo dire, che tutti si mettono a proprio agio, allentano la tensione e non hanno più timore. Ma questa volta si è verificato un qualcosa di più. Non potevamo sapere che con quelle semplici domande avevamo toccato un tasto molto importante della loro vita, o meglio "il loro passato lavoro". " Ma Dottò, come se le faccio le tagliatelle? non sai quante ne ho fatte, avevamo una Trattoria io e mio marito, a Castefidardo, che abbiamo portato avanti per oltre 40 anni ". A quel punto anche mio marito era preso nel discorso e alla fine della visita, prima di salutare, rivolgendosi alla signora dice " Allora! che cosa ti riusciva meglio quando cucinavi per la trattoria? ". Li, prende subito la parola il marito che dice " Sicuramente i ravioli, pensi che mi avevano scritto anche un'articolo sul giornale che si chiamava L'ultimo re dei ravioli . " Allora mi devi portare la tua ricetta, anche noi siamo appassionati di cucina " " Di certo !!! " risponde Rosalia, così si chiama la signora. Passa una settimana e la dolce coppia torna per un controllo. Al termine della visita, tira fuori da una grossa busta, l'articolo del giornale incorniciato. Si vede dai loro occhi tutto l'orgoglio e la soddisfazione per quel giusto merito ricevuto alla chiusura del loro locale. Non posso trattenermi di fare alcune foto, così per ricordo e per conoscere meglio questa storia che si fà sempre più interessante. Ma non è finita qui. Dalla borsa, prende una piccola busta e me la pone. Dentro la famigerata ricetta con tanto di autografo. Che belle le calligrafie degli anziani, i loro tratti sono così semplici e veri, come sicuramente è stato anche il loro mondo. Ciliegina sulla torta, un vero cimelio,


L'osteria una volta era come i nostri passatempi di oggi, non c'era la tv, sicuramente non si andava a mangiare fuori (perchè, come giustamente dice l'intervista, era già tanto se si mangiava). Era un luogo per socializzare, bere vino e magari giocare alla passatella. Nel 35 nasce Guerrino ( il marito di Rosalia ), già l'osteria era passata di gestione al figlio di Guerrina " alias Regina " e un pò per volta si incominciò a fare da mangiare. Cose semplici, un piatto di spaghetti, del formaggio e così via. Guerrino cresce e nel 1958 prende "la staffetta" dal padre e insieme alla moglie inizia la propria avventura gastronomica nella trattoria che si chiamerà appunto " Trattoria Guerrino ". Nel 1970 , da semplice trattoria diventa quasi un ristorante, nel menù si introduce la carne. La clientela aumenta ( diversi operai della fabbriche vicine si recano là per i pasti ) e nasce la moda di andare a mangiare fuori la sera. Una cosa però non è cambiata mai, la loro semplicità che hanno proposto fino alla chiusura del locale il 30/12/1999. Pasta fatta in casa, ragù marchigiano antico di generazioni e via dicendo. La loro licenza ( anche quella incorniciata ) portava un numero importante, il numero 1. E numeri 1 sono veramente queste due persone che ho avuto la fortuna di conoscere. A loro voglio dedicare questa mia ricetta dei ravioli, ripresa dalla magica penna di Rosalia.
Una cosa, non citerò le quantità degli ingredienti, basterà il poco o il tanto come scritto nel foglietto. Voglio che ognuno di voi legga la ricetta come l'ho fatto io e interpreti a suo modo tutto il resto. D'altronde una volta, quando le nostre nonne scrivevano un ricetta, sorvolavano sui particolari e mettevano solo l'essenziale. Forse perchè il resto era sottinteso. Dimenticavo,anche se dalla foto che seguirà, si capirà lo stesso, i ravioli del Re li ho conditi con burro e salvia ( del mio orto ). Buon appetito da Rosalia e Guerrino.